L’arrivo di un figlio è un’evento unico e meraviglioso, tuttavia cambia drasticamente e drammaticamente la vita dei genitori. Se il tuo bambino è tranquillo, piange ma non eccessivamente, allora è uno dei periodi più piacevoli mentre osservi ogni giorno crescere il tuo bambino. Ma che dire, invece, se dopo qualche settimana che è nato, inizia a piangere disperato e sembra non avere nessuna intenzione di smettere? Come comportarsi in questo contesto e soprattutto cosa non si deve assolutamente fare?
Essere informati è la cosa essenziale
Può essere davvero logorante per un genitore non sapere come calmare il pianto del proprio bambino. Ti arriva nelle ossa, in profondità e ti esaurisce, ti dispera. Esasperato e infastidito potresti fare qualcosa di inopportuno? Sì, un genitore può essere responsabile di danni al proprio bambino piccolo, purtroppo. Ne parleremo tra poco nel dettaglio.
In un contesto come questo, corsi di formazione per i genitori sul pianto dei neonati, su come gestirlo e imparare a riconoscerlo possono fare la differenza. Anche piani o programmi di intervento per alleviare i genitori sopraffatti, possono essere di fondamentale importanza nel sostenere famiglie che non riescono a prendersi cura del loro neonato.
Se tutto questo manca, allora un genitore esasperato dal pianto ininterrotto del proprio bambino può arrivare a scuoterlo talmente forte da provocarne la morte.
Sindrome del bambino scosso
Ecco il nome scientifico dato a questo evento, in inglese “shaken baby syndrome” (Sbs).
Per quanto irreale possa sembrare, anche in Italia ogni anno si verificano episodi di questa portata. Nel padovano, ad esempio, nel 2019, una madre ha provocato la morte del figlio scuotendolo perchè non dormiva.
Perché si scuotono i bambini
E’ una reazione violenta al pianto inarrestabile e inconsolabile del bambino. Lo scuotimento porta come conseguenze a traumi sull’encefalo e successive sequele neurologiche. Può anche fratturare le ossa ancora molto fragili del neonato.
Un neonato non ha ancora rafforzato le ossa e i muscoli cervicali del collo. Questi, quindi, non riescono a sostenere la testa e il cervello, quando un neonato viene scosso violentemente, si sposta liberamente all’interno della cassa cranica provocando ecchimosi e sanguinamento dei tessuti. Queste lesioni possono portare alla morte del bambino.
Anche le ossa, essendo ancora fragili, possono rompersi e provocare emorragie interne con conseguente morte prematura del piccolo.
La tragedia è che lo scuotimento avviene proprio per mano di coloro deputati a proteggere e a comprendere il piccolo: genitori, nonni, babysitter, educatrici all’interno dell’asilo nido.
Ricerche su questa sindrome hanno evidenziato che sono più soggetti a questo rischio i bambini che nascono in una famiglia monoparentale oppure quando la madre non ha ancora 18 anni, livelli di istruzione bassi e abuso di sostanze stupefacenti e alcol. La combinazione di questi fattori possono portare genitori in difficoltà ad ‘uccidere’ il proprio figlio.