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Congedo parentale: consigli per usarlo al meglio

La nascita di un figlio è un evento unico per ogni famiglia. Porta con se molti cambiamenti e tante necessità che non avreste mai immaginato di avere prima. Il concetto di tempo avrà una connotazione completamente nuova.

Dopo il parto, una mamma lavoratrice ha diritto a tre mesi di maternità. Peccato che molto spesso, questi mesi non bastano. Perché si vuole continuare ad allattare e le ore di astensione per poterlo fare non sono sufficienti. Penso a chi, come me, lavora lontano da casa e quindi con il viaggio da affrontare non riuscirebbe ad allattare anche uscendo prima dal lavoro.

congedo parentale

Magari la maternità non basta, perché non si vuole portare un bimbo di tre mesi al nido. O ancora, perché il bambino ancora non è pronto a separasi dalla mamma per vari motivi. Insomma possono essere molti i motivi per cui ai neo genitori può servire un ulteriore periodo di astensione dal lavoro. E allora, hanno inventato il congedo parentale.

Congedo parentale in pillole: cos’è, a chi spetta e come richiederlo

  • Il congedo parentale è un permesso di astensione dal lavoro che spetta a tutti i genitori che abbiano un lavoro dipendente.
  • E’ facoltativo ed è retribuito al 30% dello stipendio entro gli 8 anni di età del bambino. Dagli 8 ai 12 anni, sarà possibile astenersi dal lavoro ma non verrà retribuito.
  • Il congedo parentale può essere richiesto anche da genitori adottivi.
  • Ha una durata di sei mesi per ogni figlio ma in alcuni casi si può arrivare fino a 10 mesi per  genitori soli.
  • Può essere continuativo o frazionato a seconda delle esigenze.
  • Per tutte le informazioni dettagliate rimando al sito dell’INPS dal quale si potrà anche fare la richiesta online. Altrimenti ci si può recare presso dei patronati che vi aiuteranno a capire come usufruirne.

Dopo questa breve descrizione del congedo parentale, vorrei concentrarmi sulle reali necessità delle famiglie. Le mamme e i papà di oggi sono spesso soli ad affrontare tutte le necessità dei figli. Se prima, la presenza di nonni e altri familiari era costante e permetteva ai genitori di potersi organizzare contando sul loro aiuto, ora non è più così.

Ciò significa che i genitori dovranno essere presenti in una serie di situazioni che necessiteranno dell’astensione dal lavoro. A meno di situazioni particolari, mediamente le famiglie condividono tra loro le stesse esigenze e per questo ho pensato di dare qualche consiglio utile per sfruttare al meglio il congedo parentale.

Congedo parentale: quando è meglio prenderlo?

  • Post maternità: come detto sopra, lasciare un bambino a tre mesi per rientrare al lavoro è dura. La mamma potrebbe valutare di prendere il congedo parentale per circa due mesi, arrivando così ai 5 mesi del bimbo. A questa età i neonati iniziano a fare meno poppate di latte e per chi allatta al seno è un buon momento per pensare di rientrare e poi usufruire delle ore di allattamento.
  • Inserimento al nido: ogni struttura ha tempistiche e regolamenti differenti. Tuttavia, l’inserimento dura mediamente 10 giorni. La presenza di un genitore è fondamentale e potrebbe essere carino dare questa esclusiva al papà, se ha un lavoro dipendente e quindi può usufruire del congedo parentale.
  • Inserimento alla scuola materna: normalmente dura meno rispetto a quello del nido ma comunque ci vorrà del tempo prima che l’orario scolastico sia definitivo. In mancanza di altri aiuti familiari che possano andare a riprendere i bambini in caso di uscite anticipate, sarà necessaria la presenza del genitore.
  • Vacanze estive: di solito i nidi danno la possibilità di far frequentare fino al mese di luglio. Le scuole materne pubbliche arrivano a fine giugno e quelle private a luglio. In ogni caso, chi ha bimbi piccoli che ancora non possono andare ad uno stage estivo ha delle reali difficoltà durante i mesi estivi. Potrebbe essere utile prendere il congedo parentale per coprire i giorni non coperti dalle ferie.

Il congedo parentale è un aiuto esiguo ma fondamentale per i genitori. Purtroppo, economicamente necessita di un sacrificio, perché il 30% dello stipendio è spesso una cifra irrisoria se rapportata a tutte le spese di una famiglia. Usarlo del modo giusto è fondamentale soprattutto se non si hanno altri aiuti.

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