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Quando iniziare lo svezzamento: i consigli dell’OMS

Ecco che il nostro bimbo inizia a girarsi e rigirarsi per trovare il modo di provare a gattonare, improvvisamente iniziano le prime sillabe ripetute a modello di canzoncina, forse all’ orizzonte vediamo scorgere i primi dentini, e senza rendercene conto siamo arrivati al sesto mese! Un mese fondamentale anche dal punto di vista dell’ alimentazione. Generalmente infatti è in quel periodo di vita che ha inizio lo svezzamento.

Cos’è lo svezzamento?

Lo svezzamento o divezzamento è definito anche alimentazione complementare e consiste nel processo di sostituzione dell’alimentazione esclusivamente a base di latte (allattamento), tipica delle prime fasi di vita, con quella caratterizzata dall’assunzione di altri liquidi e solidi.

Dal sesto mese di vita compiuto si può iniziare lo svezzamento, cioè l’inserimento nell’alimentazione di cibi solidi e semi solidi (biscotti, frutta, pappe, minestrine) in aggiunta al solo latte (materno o formula adatta per il primo semestre). Questo è quanto raccomandato dal Ministero della Salute nella guida per le famiglie “Bambine e bambini del mondo”.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) infatti, in una direttiva del 1998, pur non prendendo posizioni precise e univoche sul tema, segnala come “è praticamente impossibile dare sufficienti quantità di ferro attraverso alimenti complementari non fortificati, se si vogliono rispettare le raccomandazioni del periodo 6-11 mesi di vita, a meno di non somministrare al bambino quantità molto alte e totalmente irrealistiche di alimenti carnei”.

Svezzamento o autosvezzamento?

Una delle tendenze attuali è quindi quella di evitare indicazioni precise, ma d’invitare le madri (o chi si prende cura del bambino) ad ascoltare e seguire il proprio bimbo, che meglio sa ciò di cui ha bisogno, sia nei ritmi che nei cibi. Rimane fondamentalmente valido, qualunque sia il modello scelto, il consiglio derivato da OMS e UNICEF di non anticipare l’inizio dell’alimentazione complementare prima dei 5-6 mesi, momento in cui sotto diversi punti di vista – fisiologia gastrointestinale, maturazione immunitaria, sviluppo psicomotorio – il bambino è pronto all’introduzione di alimenti diversi dal latte materno; va comunque segnalato che, in contrasto a questo pensiero, altre organizzazioni, sia scientifiche che governative, considerano sicuro, non dannoso e perfino consigliabile un inizio anticipato al periodo 4-6 mesi.

Può accadere che un neonato soffra di reflusso gastroesofageo e il pediatra consigli uno svezzamento precoce, anche prima dei 4 mesi. Ma sono casi rari che necessitano di esami particolari. Qui parlo del reflusso e troverete tante info utili per conoscerlo ed affrontarlo.

La Comunità Scientifica Internazionale, ha fornito indicazioni precise sul periodo in cui è corretto cominciare lo svezzamento, ovvero l’introduzione dei primi alimenti diversi dal latte: non prima delle 17 settimane di vita e non oltre le 26. Può dunque essere corretto iniziare lo svezzamento a quattro mesi compiuti, ma lo può essere altrettanto rimandare il momento al sesto mese di vita, momento questo condiviso con l’OMS. L’ampiezza del periodo comunque è in linea con l’idea che l’elasticità dovrebbe essere il criterio base a cui attenersi.

Ma questo spaziare da un mese all’altro, non sempre è apprezzato dalle mamme, che vogliono più certezze in relazione a come è meglio regolarsi. D’altra parte, molto dipende dal comportamento assunto dal bambino nutrito esclusivamente con il latte.
Se volete saperne di più sulle differenze fra svezzamento classico e autosvezzamento e vi sentite confuse, come è normale che sia, leggete anche l’articolo…
Svezzamento o autosvezzamento: linee guida dell’OMS e buon senso

Svezzamento e allattamento al seno non sono nemici

Le domande da farsi, per capire se è opportuno cominciare lo svezzamento oppure attendere sono:

  • Cresce in modo soddisfacente con il solo latte, cioè, l’aumento è costante e regolare?
  • Durante il giorno è allegro, tranquillo o, al contrario, nervoso, irritabile, lamentoso?
  • Il suo sonno è sereno e ininterrotto oppure si sveglia spesso perché è affamato?

Se in questo caso le risposte sono positive si può decidere di rimandare l’inizio dello svezzamento, in caso contrario è consigliabile cominciarlo.

A sei mesi il bambino è ormai sicuramente pronto ad accettare il cucchiaino e gestire la deglutizione di cibi densi, dice il Ministero. Questo non vuol dire però smettere con il latte materno: l’allattamento è il modo per dare al bambino, allo stesso tempo, nutrimento e sicurezza, insomma un riferimento affettivo rilevante per l’acquisizione dell’autonomia.

Se la madre lo desidera, l’allattamento al seno potrà quindi continuare dal secondo semestre di vita fino al secondo anno e anche oltre, come suggerito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il bambino allattato oltre il secondo anno di vita, sottolinea il ministero, non va visto come un bambino viziato o limitato nella sua maturazione o autonomia.

Lo svezzamento non è soltanto una tappa importante dal punto di vista nutrizionale: come sottolinea il ministero, rappresenta anche un momento delicato e importante per l’acquisizione di comportamenti e attitudini del piccolo di fronte alle esperienze olfattive e gustative.

In quale ordine vanno introdotti gli alimenti

Nella guida de ministero si legge che l’ordine con cui gli alimenti semi solidi e solidi vengono introdotti nella fase dello svezzamento non riveste più l’importanza che un tempo gli veniva attribuita e può variare in base alla preferenza del bambino e alla cultura gastronomica della famiglia e del pediatra che fornisce i consigli.

Come primi alimenti diversi dal latte  materno si possono provare, in base alla scelta della mamma, alle vostre abitudini culturali e all’accettazione del bambino, i seguenti alimenti:

  • vegetali cotti e tritati come patate, carote, zucchina
  • banana o pera o mela grattugiata
  • crema di riso messa nel latte

A seguire si può decidere di introdurre:

  • carboidrati come riso, mais, tapioca, creme multicereali o pasta di piccole dimensioni
  • proteine (senza eccedere): agnello, pollo, manzo, pesce, coniglio, maiale…

In ogni caso resta valida la raccomandazione di non esagerare, nella fase dello svezzamento, con l’offerta di cibi salati e ad alto contenuto proteico. Spesso, gli errori più comuni nella prima alimentazione sono dovuti infatti all’eccesso di formaggio, formaggini e carne, che appesantiscono il metabolismo del bambino, a causa delle troppe proteine e del troppo sale.

Altra accortezza importante è quella di non eccedere nemmeno con lo zucchero che potrebbe favorire la carie, o miele che in alcuni casi potrebbe contenere un germe pericoloso, il botulino.

Particolare importanza ha infine il suggerimento di evitare alimenti a contenuto ridotto di grassi come certi tipi di latte e yogurt, perché il grasso è importante per un organismo in crescita, specialmente per il cervello. 

Con questi suggerimenti ben chiari in mente, siamo pronti per portare il bambino alla scoperta del gusto!

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